Flashback

1996 – capita che sei al secondo superiore e non ti rendi assolutamente conto che stai affondando … collezioni voti insufficienti col pensiero che c’è ancora tempo per recuperare: un quadrimestre, due mesi, un mese, un paio di settimane, un paio di giorni, un giorno, dopo la fine della scuola nei corsi di recupero, convinto che c’è ancora tempo … intanto marini la scuola e non studi … dai fianchi giungono segnali di una urgenza e preoccupazione per te incomprensibili … quando poi vai a vedere i quadri non riesci a far altro che mostrare stupore per l’ovvietà.

2008 – capita che adesso sei l’educatore di un adolescente che deve fare gli esami di terza media e non si rende assolutamente conto che sta affondando … colleziona voti insufficienti con la convinzione che c’è ancora tempo per recuperare: un quadrimestre, due mesi, un mese, un paio di settimane, un paio di giorni, un giorno, convinto che c’è ancora tempo … intanto non studia e fa sega proprio a due settimane dalla fine della scuola … i quadri ancora non escono!

Cosa faccio?!
I conti con il mio passato …

Ernesto Balducci

"L'educatore, nel momento stesso in cui entra nello spazio educativo, è semplicemente una persona che provoca la libertà, che provoca la capacità di giudizio: una capacità inalienabile che appartiene al ragazzo, pur piccolo che sia. Se un'educazione non fa questo è diseducativa. [...] L'educazione non può essere considerata come un processo discendente, che preusppone un maestro che sta in alto e degli alunni che stanno in basso e ascoltano come recipienti che attendono di essere riempiti. L'educazione è sempre coeducazione: secondo l'efficace espressione del grande educatore Paul Freire - nessuno educa nessuno, gli uomini si educano insieme -. Coeducarsi significa entrare in una situazione in cui lo stesso maestro, non in maniera atteggiata e retorica ma in maniera intima e seria, sa di dover imparare."

Daniel Webster

Se mi fossero portati via tutti ì miei averi tranne uno, sceglierei di tenere per me il potere della comunicazione, con il quale potrei facilmente riappropriarmi di tutti gli altri.

ON AIR now 2

Io so' testardo c'ho la capoccia dura
e per natura non abbasso mai lo sguardo
è un'esigenza perché c'ho 'na pazienza da leopardo
e so' testardo e non mi ferma gnente
vado sempre avanti fino al mio traguardo indifferente
e non m'importa gnente se ritardo
io so' de legno e sembro muto e sordo
ma le tue parole, sta' tranquillo che me le ricordo
e qualche volta me le segno

io so' de coccio quello che dico faccio
io so' uno che, comunque vada le promesse le mantiene
che poi nemmeno me conviene ... molto
perché so' un muro e pure se t'ascolto
fondamentalmente so' sicuro che la tua vita è appesa a un filo
e io c'ho le forbici

però se ancora un po' mi piaci la colpa e dei tuoi baci
che m'hanno preso l'anima de li mortacci tua

Io so' De Chirico dico in senso simbolico
c'ho un controllo diabolico quasi artistico del mio stato psicofisico
e se hai capito, mo' traducilo
e so' tenace perché alla gente piace
ma è evidente che con un coltello mi puoi fa' cambia' opinione
aho, so' testardo ma mica so' cojone
io so' de marmo ma tu m'hai sbriciolato
perché so' testardo fino al punto che so' sempre innamorato
pure se tu m'hai già scordato
- (e infatti l'hanno vista...) - m'hanno informato!

però se ancora un po' mi piaci la colpa è dei tuoi baci
che m'hanno preso l'anima de li mortacci tua

[Daniele Silvestri - "Testardo"]

Blogspot ...

… il blog da Lei visualizzato è al momento orfano del suo autore … invitiamo a riprovare tra un paio di giorni nelle speranza che il suddetto autore sia uscito dal pressante circolo vizioso studio-lavoro-studio-lavoro-studio-lavoro- ... hai capito!

Urgenza interiore ...

... baciarti!

Cogito ergo ...

Pensare non vuol dire agire! Che poi a voler fare i sofisticati l’atto del pensiero è già una grande azione. Un po’ come quando si dice “chi ben comincia è a metà dell’opera”, pensare è il buon inizio, la prima buona metà dell’atto dell’agire. Cioè, io compio un’azione che rappresenta il 100% dell’atto e in questo 100% ben il 50% è rappresentato dal pensiero. Si, mi sto incartando ma va bene così. Mi sembra di aver capito che posso annoverarmi tra quelle persone che si accorgono di quello che pensano mentre ne parlano. E allora mi lascio parlare.

Allora, dicevo. Pensiero e azione sono due atti distinti. Fino a prova contraria quando penso di fare una cosa non vuol dire che la sto facendo. Confondere questi due processi, non distinguendoli, ci impedisce di prendere bene in considerazione il terzo tassello dell’intero atto: la decisione; tassello che tra l’altro segna la distinzione tra persone ragionevoli e non.

Ricapitolando: se io penso di andare al mare non vuol dire che ci sto andando, perché prima devo prendere la decisione di andarci (sempre a voler fare i pignoli si potrebbe dire che una volta presa la decisione non è sicuro che poi la si compia … quante cose posso succedere nel frattempo … e questo mi sembra calzi molto per il mondo politico!). Se il pensiero è un atto anche intuitivo, anche automatico, vuol dire che non è ragionato (il pensiero è la cellula fondamentale del ragionamento, se prima non si è pensato a qualcosa su cosa cavolo si pretende di fare un ragionamento?!); mentre l’atto decisionale si spera che per la maggior parte sia frutto di un ragionamento (la decisione non è frutto di un singolo pensiero ma di un intero ragionamento).

Se una persona mi dice “sto pensando di andare al mare” e io penso che sia già lì allora probabilmente le sto riconoscendo l’incapacità di prendere una decisione, oppure non le sto dando il diritto di farlo.