Divagazioni

Nutro la segreta speranza che col passare del tempo e con l'ampliarsi delle esperienze le situazioni tendano a migliorare.
Parto con l'idea che il nuovo debba necessariamente portare con sè una seppur minima manifestazione di chiarezza maggiore rispetto al vecchio.
Agisco come se tutto ciò fosse dovuto, logico e normale.
Finisco con l'essere ben lucido quando giungo allo scontro con la realtà delle persone.
Penso che l'esperienza e la realtà debbano sempre e comunque fare i conti con le personalità.

Quando meno te l'aspetti arriva il momento
con lotta e fatica hai cercato di sfuggirgli
ma in fondo era proprio lì che voleva incontrarti e salvarti
lui può aiutarti, lui ti dice la verità e te la fa finalmente vivere
dolore e liberazione nel riconoscersi soli nel posto che non c'è

"oggi il mio passato mi ricorda che io non so sfuggirti senza fingere
e che non posso sentirmi libero dalla tua corda, dal tuo patibolo"
(subsonica)

In Germania stanno avanti!

Studenti che danno i voti ai propri professori. È quanto accade in Germania dallo scorso anno, dopo la nascita di un portale dove gli studenti tedeschi possono comunicare tra loro, esporre nei loro scritti on-line la situazione nella loro classe e nella loro scuola, ed esprimere giudizi positivi o negativi sugli insegnanti. Oltre alla preparazione e competenza, i prof vengono giudicati anche sul tipo di presenza che hanno in classe; dall’aspetto emotivo a quello relazionale e per la loro capacità di offrire lezioni interessanti e valide. Uno strumento insomma che capovolge i ruoli rispetto al mondo reale e che – lo affermano i giudici tedeschi che si sono occupati di questa situazione – offre un valido e utile servizio agli studenti ma anche alle loro famiglie.

Ovviamente i docenti si sono ribellati. Una di loro ha dichiarato che il sito viola i diritti della persona e così sono finiti tutti in tribunale. Per fortuna i giudici hanno dato torto alla professoressa! E così sono contro questa iniziativa anche le associazioni degli insegnati e il loro sindacato.

Finalmente gli intoccabili sono stati toccati!

Il sito: www.spickmich.de

Anche Dragon Ball!

Così parlò il Comitato di applicazione del Codice TV e minori ieri mattina nella presentazione del Consuntivo 2007: Dragon Ball, Rex, telegiornali, molti telefilm, fiction, talk-show … non sono adatti al pubblico dei più piccoli. Chiarimento: per “più piccoli” di intende “minori” e quindi 0-18 anni. Dragon Ball per troppa violenza. Rex perché il pastore tedesco è brutale. I telegiornali perché hanno troppa cronaca nera. Io la metterei così: le fiction e i talk-show perché sono delle cazzate. I telefilm perché non se ne poteva veramente di subire tre serate a settimana di C.I.S. (miami, new york, … magari roma, viterbo, sulmona, pacentro!).

Al di là degli scherzi vorrei solo far notare un dato riportato dal presidente del Comitato, Emilio Rossi: "Si pensi che in televisione, nei notiziari e programmi di approfondimento, si è verificato che in una edizione, su 20 servizi 14 erano di cronaca nera. E' come se un quotidiano di 88 pagine ne dedicasse 64 alla cronaca nera. Questo non può essere perché in televisione le immagini hanno un impatto superiore rispetto alle notizie sulla carta stampata".

E così ecco a chiederci perché mai siamo diventati tutto a un tratto individualisti! Perché non si è più capaci a relazionarsi con l’altro; non si è capaci di socialità, responsabilità, interesse, rischio.

Idee intelligenti

Basta andare un po’ al di là di quello che ci dice la televisione ed ecco che spuntano le cose belle … da qualche settimana raccolte nel libro “Nostra eccellenza”, scritto da Filippo Solibello e Massimo Cirri (conduttori di Caterpillar su Radio 2). Storie che raccontano un’Italia diversa, e soprattutto possibile, attraverso le idee di uomini e donne che si impegnano nel rendere questo Paese più vivibile. L’immagine dell’Italia che non piagnucola e che si dà da fare esprimendo una immensa creatività per rimanere legati ad una delle pochissime cose che ci hanno lasciato come individui: l’identità di consumatori. E quindi via con piccole e grandi idee concretizzate sull’energia, rifiuti, mobilità, impresa, scuola, ecc…

Per approfondire: www.chiarelettere.it

Oppure compratevi il libro, non sarebbero soldi spesi inutilmente:
“Nostra eccellenza” di Filippo Solibello e Massimo Cirri, ed. Chiarelettere

Convenienza e segno dei tempi

Ad una settimana dalla sua elezione il neo presidente delle Conferenza Episcopale Tedesca, l'arcivescovo Robert Zollitsch, afferma in un'intervista sul "Der Spiegel" che: "constatiamo la diminuzione delle vocazioni, la sfida del Vangelo è difficile da trasmettere. é ovvio che il collegamento tra l'essere prete e il celibato non è teologicamente necessario [...] perchè il celibato non è un precetto di diritto divino ma ecclesistico". Una rivoluzione insomma che deve però passare per un eventuale Concilio.

E inoltre, in fatto di unioni omosessuali: "è una realtà sociale. Come cattolico il mio ideale sono ovviamente il matrimonio (tra uomo e donna) e la famiglia ma se esistono persone con questa predisposizione, lo Stato può adottare le opportune regolamentazioni". Ovviamente non si parla di matrimonio tra omosessuali, nè tantomeno di poterlo celebrare in chiesa, ma è piacevole sentir finalmente riconosciuta una realtà sociale che c'è sempre stata.

Fosse cà fosse che.........

p.s. questa notizia è stata riportata oggi da "La Repubblica" ed è firmata da una giornalista che fa di cognome PASOLINI ... si può parlare di caso o di provvidenza, ma è pur sempre geniale!!!

Da una amica ...

Se vogliamo una società migliore con una coscienza civile forte, dobbiamo educarci e educare a non fermarci all’apparenze, chiederci e se possibile individuare le cause che creano i problemi e assumerci la responsabilità di metterne in atto altre, che quei problemi risolvono.

Restringere il campo delle cose importanti.

Aiutiamoci a dare ai ragazzi gli strumenti per riconoscere le trappole (egoismo, avidità, potere, superbia, vanità) nei fatti della vita.

Quell’uomo che non guaderà solo ai propri bisogni sarà un uomo in grado di difendersi, di comprendere, di non giudicare, di aiutare e soprattutto di riconoscere la sua strada anche in mezzo a questo caos.

Un cappello per pensare

“I cappelli ci permettono di pensare e dire cose che pensate o dette senza di essi costituirebbero un pericolo per il nostro Io”.

Lì dove si sostiene che l’abitudine occidentale (trasmessaci dai pensatori greci) alla discussione e alla dialettica non funziona, si propone la parte mancante come fondamentale: la generatività e la creatività; questo perché il pensiero critico va bene per reagire a quello che ci viene messo di fronte, ma non fa scaturire proposte. Per stimolare e apprendere come pensare in maniera creativa e propositiva, Edward de Bono ha teorizzato (già negli anni ’60) il “pensiero laterale” e, più concretamente, il metodo dei “sei cappelli” per pensare: bianco, rosso, nero, giallo, verde, blu. Ogni cappello fornisce alla persona che decide di indossarlo un ruolo ed un modo diverso di pensare una stessa cosa: oggettività, emotività, negatività, positività, creatività, organicità. Decidere di indossare uno dei cappelli significa pensare in un certo modo liberandosi dal peso di dover difendere il proprio Io. Un modo che può essere cambiato passando da un cappello ad un altro ma sempre sforzandosi di tenere fede al tipo di cappello che si ha in testa.

Edward de Bono, “Sei cappelli per pensare”, BUR, Milano, luglio 2004.

Fotografare il divenire!

Mi riesce difficile spiegarlo. L’intento è quello di catturare nelle giornate quell’attimo, quell’evento, che cambia la mappa. Che in qualche modo mi fa presagire che qualcosa di nuovo sta iniziando. Un qualcosa sul quale poter riporre le proprie forze nella speranza di un continuo andare verso il meglio possibile. Nella presunzione di pensare che sia dovuto anche un po’ a me ma anche nella riconoscenza della mia estraneità. Probabilmente riconoscere che le cose possono migliorare o andare bene anche senza la nostra presenza è un magnifico atto di umiltà e di servizio.

E così anche io...e Walter Benjamin!

Mi perdonerà Baricco se uso delle sue parole...

"Non è facile da spiegare, quindi sedetevi, e se non potete sedervi, interrompete, e ripartite quando potete usare tutti i neuroni. Ecco: lui non cercava mai di capire cos'era il mondo, ma, sempre, cosa stava per diventare il mondo. Voglio dire che ad affascinarlo, nel presente, erano gli indizi delle mutazioni che, quel presente, avrebbero dissolto. Erano le trasformazioni, che lo interessavano: dei momenti in cui il mondo riposava su se stesso non gliene fregava niente. Da Baudelaire alle pubblicità, qualsiasi cosa su cui si chinava diventava la profezia di un mondo a venire, e l'annuncio di una nuova civiltà. [...] per lui capire non significava collocare l'oggetto di studio nella mappa conosciuta del reale, definendo cos'era, ma intuire in cosa, quell'oggetto, avrebbe modificato la mappa, rendendola irriconoscibile. Lo faceva godere studiare l'esatto punto in cui una civiltà trova il punto d'appoggio per ruotare su se stessa e diventare paesaggio nuovo e inimmaginabile." (A. Baricco, "I barbari")