Un cappello per pensare

“I cappelli ci permettono di pensare e dire cose che pensate o dette senza di essi costituirebbero un pericolo per il nostro Io”.

Lì dove si sostiene che l’abitudine occidentale (trasmessaci dai pensatori greci) alla discussione e alla dialettica non funziona, si propone la parte mancante come fondamentale: la generatività e la creatività; questo perché il pensiero critico va bene per reagire a quello che ci viene messo di fronte, ma non fa scaturire proposte. Per stimolare e apprendere come pensare in maniera creativa e propositiva, Edward de Bono ha teorizzato (già negli anni ’60) il “pensiero laterale” e, più concretamente, il metodo dei “sei cappelli” per pensare: bianco, rosso, nero, giallo, verde, blu. Ogni cappello fornisce alla persona che decide di indossarlo un ruolo ed un modo diverso di pensare una stessa cosa: oggettività, emotività, negatività, positività, creatività, organicità. Decidere di indossare uno dei cappelli significa pensare in un certo modo liberandosi dal peso di dover difendere il proprio Io. Un modo che può essere cambiato passando da un cappello ad un altro ma sempre sforzandosi di tenere fede al tipo di cappello che si ha in testa.

Edward de Bono, “Sei cappelli per pensare”, BUR, Milano, luglio 2004.

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