Paolo Crepet

L'amore dunque come rivoluzione, come grimaldello capace di sovvertire un equilibrio anestetizzato di menti e libertà. L'amore come esercizio spirituale, come ginnastica di amor proprio, come fucina di dignità. L'amore come allegoria del tempo necessario ad accorgerci che stiamo vivendo, non sopravvivendo. L'amore come metafora irrinunciabile del bello e del puro.
Amore come occasione per accorgersi dell'altro, come crescita, riappropriazione della coscienza di sé, del corpo, dei sensi, della libertà di pensare e sentire.
[Sull'amore - 2006]

1 commento:

Anonimo ha detto...

"dopo aver fatto l'amore, dormiremo abbracciati. La tua schiena contro il mio ventre. E io stringerò le dita dei piedi intorno alle tue caviglie, come delle mollette, perchè tu non possa volar via la notte. Saremo come un'immagine su un libro di scienze un frutto tagliato a metà, tu la buccia e io il torsolo" (D. Grossman, Che tu sia per me il coltello)

Hic est amor.